Spoliazioni Napoleoniche in Italia

Spoliazioni Napoleoniche in Italia

Durante la campagna d'Italia degli anni 1796-1797, Napoleone Bonaparte ricevette dall'allora Direttorio l'incarico di trasferire in Francia un vasto numero di opere d'arte appartenenti allo Stato della Chiesa.

Il Direttorio esecutivo sottolineò l'importanza di coniugare la gloria delle belle arti con quella dell'armata, proclamando che l'Italia, fonte di molte ricchezze e fama artistiche, dovesse trasferire questo regno in Francia per contribuire alla grandezza del regno della libertà.

Durante la campagna, il Trattato di Tolentino, firmato il 19 febbraio 1797 con il papa Pio VI, impose allo Stato della Chiesa di cedere una considerevole parte delle sue opere d'arte alla Francia.

Tra i capolavori trasferiti vi erano il Gruppo del Laocoonte, l'Apollo del Belvedere e la Trasfigurazione di Raffaello.

Queste opere trovarono dimora in un edificio parigino che, nel corso dei secoli, aveva attraversato diverse trasformazioni: da fortezza nel XII secolo a residenza reale nel XIV, da museo concepito da Luigi XV nel Settecento a Palazzo Nazionale nel 1791, diventando successivamente il Muséum central des arts de la République due anni dopo, il Musée Napoléon nel 1802, e infine l'odierno Musée du Louvre, tra le istituzioni museali più prestigiose al mondo.

Tra gli intellettuali francesi che criticarono le spoliazioni napoleoniche spicca Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, il quale, tramite le sue Lettres à Miranda, difese l'idea che le opere d'arte dovessero essere apprezzate nel contesto in cui originariamente si trovavano.

Deplorò la confisca dei capolavori italiani da parte dei francesi, sostenendo la necessità di preservare l'integrità delle opere all'interno del loro contesto originario.

 




Pubblicato da culturalword
In data: 08-02-2024
Categoria: Storia
Location: Tutta Italia

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