Il turismo culturale e il patrimonio artistico

Il turismo culturale e il patrimonio artistico


La domanda turistica si sta caratterizzando per una crescente complessità. Come rileva l’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale, da una parte i viaggi si configurano sempre più spesso come un insieme di brevi periodi trascorsi in un elevato numero di località; dall’altra le vacanze stanno conoscendo una progressiva ibridazione, con la contemporanea presenza anche all’interno dello stesso viaggio di motivazioni molteplici, in cui si associano sia contenuti culturali che di altra natura.

In generale emerge una crescente centralità delle motivazioni culturali nella scelta dei turisti stranieri di visitare l’Italia: in questa tipologia di viaggio ricade circa il 60 per cento della spesa degli stranieri in vacanza in Italia (era attorno al 40 nella prima metà degli anni Duemila).

Nello stesso periodo le vacanze rurali e in montagna hanno ristagnato; quelle balneari, pur in ripresa negli ultimi anni, sono cresciute a tassi inferiori alla media.

Una strategia di sviluppo che punti sull’integrazione dei contenuti può presumibilmente produrre effetti positivi diffusi a tutte le tipologie di viaggio: quanto maggiore la possibilità di arricchire l’offerta turistica con esperienze culturali, tanto più facile potrebbe essere anche per le vacanze di tipo naturalistico o balneare di mettersi parzialmente al riparo dalla concorrenza di paesi con caratteristiche naturali simili a quelle dell’Italia, ma meno dotati dal punto di vista storicoartistico.

L’unicità del patrimonio culturale italiano – arricchita ad esempio di altri contenuti come la qualità della cucina e l’eccellenza del made in Italy – è un vero e proprio vantaggio competitivo per il nostro paese, particolarmente apprezzato soprattutto fra i viaggiatori provenienti dai paesi più lontani, fra quelli che visitano l’Italia per la prima volta e fra i turisti più giovani.

Le famiglie con figli tendono invece a privilegiare le vacanze al mare o di altro tipo, a testimonianza del fatto che diverse tipologie di turisti mostrano esigenze non omogenee, e possono essere oggetto di strategie di promozione diversificate, anche volte a ridurre la pressione turistica sulle località più note e maggiormente a rischio di sovraffollamento.

Se è vero che il patrimonio culturale ha un peso crescente nel motivare le vacanze in Italia, è evidente che la capacità di valorizzare e rendere accessibili e conosciute le numerose ricchezze artistiche del Paese è una leva chiave per promuovere il settore del turismo italiano.

Rispetto ad altre destinazioni, l’Italia si caratterizza per una più ampia diffusione geografica delle città di potenziale interesse turistico, delle strutture museali e dei siti archeologici. Sebbene ciò si rifletta su una minore concentrazione dei visitatori rispetto a paesi che – anche per eredità storica – si caratterizzano un modello di organizzazione dei musei più accentrato (si pensi ad esempio alla Francia con il Louvre), anche in Italia gran parte dei flussi si indirizzano verso le principali strutture museali e archeologiche del Paese e verso le principali città d’arte che le ospitano: i primi 20 dei circa 5000 musei italiani raccolgono oltre il 30 per cento delle visite annuali.

I musei italiani registrano un numero di visitatori mediamente basso nel confronto con i principali paesi europei; se da un lato questo riflette la capillarità dell’offerta museale italiana, dall’altro suggerisce la presenza di margini di miglioramento nella gestione delle singole strutture e nella loro organizzazione in rete: spesso offerta e caratteristiche dei piccoli musei è poco nota ai potenziali visitatori ed è scarsa l’offerta di percorsi di visita articolati su più siti. I dati a disposizione mettono in luce la buona capacità dei musei italiani di conservare il patrimonio e renderlo fruibile al pubblico, favorendo opportunità di crescita culturale sia per i residenti sia per i turisti.

Ciò ha ricadute importanti sull’attrattività e lo sviluppo del territorio, come evidenziato dai flussi di spesa relativi al turismo culturale.

La capacità di valorizzazione del patrimonio artistico rimane tuttavia contenuta nel confronto internazionale, nonostante i musei italiani abbiano visto nel tempo crescere fortemente il numero dei visitatori.

Sono inoltre cresciuti sia gli introiti per i biglietti venduti sia quelli per i servizi accessori, anche se questi ultimi garantiscono ricavi ancora relativamente bassi, soprattutto se confrontati con le principali istituzioni museali internazionali. Nonostante i musei abbiano ovunque quale principale fonte di finanziamento i trasferimenti pubblici, i margini di miglioramento per le entrate da servizi sembrano quindi elevati, e potrebbero utilmente contribuire alla promozione culturale e alla conservazione del patrimonio artistico italiano.

Anche dalla partecipazione diretta dei privati al finanziamento di interventi di conservazione si potrebbero trarre risorse significative, soprattutto se gli interventi di riforma degli ultimi anni a favore di donazioni e sponsorizzazioni daranno i frutti sperati.

Nel 2014 è stata varata un’importante riforma dei musei statali, volta a potenziare la capacità delle strutture museali di promuovere e valorizzare il patrimonio artistico, favorendo la fruibilità delle collezioni e un maggiore orientamento alle esigenze del visitatore.

La riforma ha previsto un sistema di accreditamento per il complesso del patrimonio museale italiano, ha dato autonomia gestionale alle principali strutture museali e ai principali parchi archeologici statali e ha accresciuto il coordinamento territoriale delle altre strutture. Sono stati creati i poli museali regionali, che dovrebbero favorire economie di scala nella gestione di alcuni servizi e incoraggiare il funzionamento in rete delle strutture museali presenti sul territorio.

L’evidenza empirica mostra che l’autonomia gestionale delle strutture è positivamente correlata con i risultati in termini di relazioni con il territorio, promozione e orientamento alle esigenze del visitatore.

Una indagine sul campo presso 40 musei statali conferma tali indicazioni, mostrando come i 20 musei che per primi sono stati interessati dalla riforma hanno registrato nel biennio 2016-2017 un più alto numero di iniziative in tutte sfere di attività sondate (cfr. il riquadro: Le recenti innovazioni organizzative nei musei statali: alcune evidenze da un’indagine della Banca d’Italia).

FONTE: Estratto dal documento "Turismo in Italia Numeri e potenziale di sviluppo" della Banca d'Italia.




Pubblicato da Venice Walks
In data: 04-11-2019
Categoria: Turismo
Location: Tutta Italia

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