Siculiana, Agrigento (AG)


Secondo Filippo Cluverio, Siculiana fu costruita nel sito in cui sorgeva una volta la città di Cena, della quale fa cenno padre Massa nell'opera Delle città della Sicilia non più esistenti, città in cui l'imperatore romano Antonio Pio fece tappa nella sua visita in Sicilia. Ma altrove lo stesso Cluverio afferma che Siculiana sorse sulle rovine dell'antica Camico, residenza di Cocalo, re dei Sicani, progettata da Dedalo, presso la quale l'architetto trovò riparo durante la sua fuga da Creta.

Una tradizione riporta che fu proprio a Camico che il re cretese Minosse fu ucciso dalle tre figlie di Cocalo; queste ultime lo attirarono con il pretesto di fare un bagno nelle acque termali della zona, ma, dopo averlo adulato, lo immersero in una vasca piena di acqua bollente (secondo altri, di pece liquida), uccidendolo. L'esatta ubicazione del sito di Camico si estende dal territorio di Sant'Angelo Muxaro fino ad Agrigento, ovvero a Naro, sopra il monte Castellaccio, come anche a Caltabellotta, nella rupe Guelà, che è una zona piena di grotte, chiamata Gogàla. L'origine del nome del paese viene ricondotta al suo porto naturale sul fiume navigabile Canne, che rendeva sicuri gli scali.

Questo meritò alla zona l'appellativo latino di Siculi Janua, cioè "Porta della Sicilia". Siculiana è nota anche per la presenza del "Caricatore", ossia il porto specializzato nel commercio del grano, conosciuto anche come "Herbesso" in età romano-punica, nel periodo arabo come "Tirsat Abbad", intorno al XVI secolo come "Cola-Cortina" e più tardi semplicemente come "il Caricatore di Siculiana". Durante la loro dominazione in Sicilia, gli arabi costruirono a Siculiana il castello di Kalat Sugul. In seguito, il castello è citato tra gli undici castelli che resistettero agli assalti del re Ruggero il Normanno e fu raso al suolo dopo la resa di Girgenti.

Nel 1161 il territorio di Siculiana viene concesso al nobile normanno Matteo Bonello, Gran Cancelliere del Regno, come si evince dal documento "Diploma di Guglielmo I".

Nel 1296 Federico III, re di Sicilia, diede l'investitura della baronia di Siculiana a Federico Chiaramonte. Quest'ultimo costruì il castello di Chiaramonte sulle rovine del castello arabo e rifondò vicino a esso un preesistente casale di Siculiana. Su questa base prese forma il paese circostante. Castello Chiaramontano di Siculiana La fama del castello crebbe in occasione del secondo matrimonio dell'unica figlia di Federico Chiaramonte, Costanza, la quale aveva sposato per primo Antonio del Carretto, marchese degli stati di Savona e Finale.

Quest'ultimo aveva ottenuto in dote da Federico Chiaramonte le baronie di Calatabiano e Siculiana e la contea di Racalmuto. Dal primo matrimonio nacque un erede maschio, che porta il nome del padre, morto prematuramente; così la nobile Costanza andò in seconde nozze con il nobile genovese Brancaleone Doria, che fu nominato nel 1335 governatore di Sardegna. Alla morte di Federico Chiaramonte, avvenuta nel 1311 a Girgenti, dove la madre aveva fondato il Convento di san Francesco ed il Monastero di Santo Spirito, la baronia fu ereditata appunto dall'unica figlia, Costanza.

Quando quest'ultima morì, la baronia passò al figlio avuto dal primo matrimonio, Antonio del Carretto Chiaramonte, fatto che risulta anche documentato dal censimento di Martino I, effettuato nel 1413. La baronia ed il castello appartennero ai Chiaramonte fino al 1427, quando comparve nel territorio siculianese il nobile di Catalogna Gilbert Isfar y Corillas, venuto a seguito del re Alfonso il Magnanimo, il quale gli aveva conferito il titolo di maestro segreto del Regno; egli acquistò tutto il territorio siculianese, compreso il castello nel 1430 e, cosa più importante, il diritto di esportare dall'emporio marittimo, grazie al quale, durante la gravissima carestia in Sicilia, poté esportare il frumento con lauti guadagni.

Nel 1440 Gilbert Isfar, divenne Vicario generale del Regno, dopo trent'anni il titolo passò al figlio Giovanni Gaspare che, sotto il consenso di re Alfonso, inglobò al territorio siculianese anche il territorio di Monforte. Alla sua morte ereditò i feudi il figlio, Vincenzo, che vendette Siculiana a Guglielmo Valguarnera, ma la famiglia regnò nella baronia solo per un breve periodo. Infatti nel 1526 questa fu data in dote a Giovannella, figlia del barone Blasco Isfar, sposa di Vincenzo del Bosco, duca di Misilmeri e principe di Cattolica.

Il barone Blasco Isfar viene ricordato come uno dei maggiori scacchisti di tutto il mondo; fu anche un grande appassionato di botanica, infatti si dice si dilettava ad eseguire la piantumazione nei giardini del castello Chiaramontano, flora ormai distrutta dalle ristrutturazioni dei nuovi proprietari. Il 20 luglio 1610 con un atto notarile tra Blasco Isfar ed il Vescovo agrigentino Vincenzo Bonincontro, il barone cedette al Vescovo lo steri (dal latino hosterium= palazzo fortificato) dei Chiaramonte, con l'unica condizione che fossero ammessi in Seminario tre giovani, due di Siculiana ed uno di Cattolica. Cominciò così il lentissimo sviluppo del paese, che in quegli anni conteneva soltanto 38 abitazioni.

Nel 1612 Filippo III concesse a Francesco Isfar, figlio di Blasco, la "licentia populandi" per Cattolica; gli concesse anche i titoli di barone e poi duca nel 1615 del nuovo paese. Dopo la morte di Francesco, avvenuta un anno dopo, ereditò il titolo la sorella Giovanna, la quale nel 1620 fu nominata, sempre da Filippo III, principessa di Cattolica; e nel 1631 fondò sia a Siculiana che a Cattolica i "Collegi di Maria" con lo scopo di istruire le ragazze povere di tali paesi.

Questi sorsero in tutta la Sicilia e a Siculiana si può azzardare l'ipotesi che la gestione di tali istituti sarebbe potuta essere opera delle suore Carmelitane, secondo la regola di santa Teresa D'Avila, fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi.Tale istituto non andò mai in funzione, poiché i fondi non furono mai sufficienti, pertanto i locali del collegio non furono mai attivati e divennero molto presto ruderi. Nel 1655 Francesco del Bosco, da cui nacque Giuseppe, fu nominato principe di Cattolica e barone di Siculiana.

I del Bosco riuscirono a mantenere la baronia fino al 1668, anno in cui morì il loro ultimo erede, Giuseppe del Bosco Isfar, il quale, nonostante i suoi due matrimoni non ebbe figli, pertanto il titolo nobiliare fu ereditato dal nipote, figlio della sorella, portando avanti il cognome Bonanno, i quali diventarono i signori dei due paesini.

Nel 1720 la baronia passò a Francesco Bonanno, figlio di Rosalia del Bosco e di Filippo Bonanno, principe di Roccafiorita, duca di Montalbano e di Misilmeri, gentiluomo di camera del re Vittorio Amedeo di Savoia e del re Carlo III, uno dei dodici pari del Regno. La sua famiglia aveva una così grande fama tanto da essere riportata negli scritti di molti storici, tra cui Mugnos, Inveges e Villabianca.

Nel 1736 costui fece costruire a Bagheria la Villa Cattolica, particolare per le sue aperture, 365, quanti i giorni dell'anno.

Alla morte di Francesco il figlio Giuseppe Bonanno Filangeri ereditò l'enorme patrimonio e i titoli nobiliari come quello di Grande di Spagna e barone e Maestro portulano del caricatore di Siculiana. Egli nominò il fratello don Emanuele Bonanno Filangeri suo Procuratore generale, affidandogli tutte le sue baronie e i suoi stati poiché a causa dei suoi doveri era stato obbligato a recarsi a Napoli per svolgere le sue innumerevoli mansioni. La sua lontananza dal paese di Siculiana determinò però la decadenza della famiglia, poiché il tenore di vita che mantennero alla corte di Napoli provocò il fallimento economico.

Alla morte di Giuseppe Bonanno, avvenuta nel 1779, gli successe il figlio Francesco Antonio Bonanno Filangeri, sposo di Caterina Branciforti dei Principi di Butera. La famiglia toccò il fondo economico nella metà del 1800, quando il principe Francesco Bonanno, che ebbe tre figlie femmine e due maschi, uno dei quali morì celibe, fece sposare le tre figlie con uomini che non avevano titoli nobiliari. Arrivarono a toccare la povertà nel vero senso del termine quando, Francesco Bonanno per equiparare la dote di una delle figlie a quella del futuro genero, sperperò tutti i suoi averi e proprietà.

Da questa vicenda derivano i proverbi siciliani riguardanti la nascita delle figlie femmine, come per esempio, quando una coppia annuncia l'attesa di un figlio, l'augurio che gli si da è: "Auguri e figli masculi" (Auguri e figli maschi), o, ancora meglio: "I figli masculi sunnu meli, i figli fimmini sunnu feli" (I figli maschi sono come il miele, le figlie femmine sono come il fiele); il primo proverbio è ancora in uso. Il 10 luglio 1812 il Parlamento siciliano abolì il baronaggio e quindi la famiglia perse tutti i privilegi nobiliari.

I Bonanno ottennero di nuovo la baronia con il decreto ministeriale del 1898: l'ultimo discendente della famiglia fu un Bonanno Perez. Il barone pisano Nicolò Agnello, in un'asta data per l'esproprio dei terreni della Chiesa da parte del Regno D'Italia, si aggiudicò la proprietà del castello e della baronia, che riuscì a mantenere fino al 1915, quando poi venne affiancato dalle altre famiglie nobili del paese, come gli Scaramazza, gli Scalia e i Basile. Il barone Francesco Agnello, fratello e suocero di Nicolò, in quanto sposo della nipote Caterina, fu eletto nel 1848 deputato del Parlamento della Sicilia, resa indipendente dalla rivoluzione.

Siculiana ebbe, quindi, un ruolo fondamentale nei moti rivoluzionari del '48, al fine di liberare la Sicilia dalla dominazione napoletana. Sotto la guida dell'arciprete dell'epoca, Giuseppe Siracusa, fervente indipendentista, l'attuale Matrice, la chiesa del Santissimo Crocifisso, divenne il centro dell'aggregazione politica nella lotta contro i Borboni, cui partecipò anche la famiglia degli Agnello, insieme ad altre famiglie siculianesi di diversi ranghi sociali, tra cui anche il Cavaliere Giuseppe Campo.

Secondo le testimonianze dell'epoca, ai tempi del barone Francesco Agnello, Il castello ospitò alcuni personaggi illustri, come lo scrittore Tomasi di Lampedusa che, proprio in quelle stanze scrisse alcune pagine del romanzo "Il Gattopardo". Tra gli ospiti del Barone Francesco Agnello va ricordato il compositore tedesco Karlheinz Stockhausen che a Siculiana nel gennaio del 1962 iniziò a lavorare alla sua composizione intitolata "Momente". In tempi più recenti, negli anni '60, fece visita in paese Alberto Moravia, che in compagnia di Monica Vitti, Enzo Siciliano e Dacia Maraini, soggiornò nel territorio siculianese, al fine di finire il suo romanzo "L'Attenzione".

Un giornalista agrigentino lo intervistò mentre si trovava nelle stanze del Castello e riporta le parole di Moravia sul paese di Siculiana, definendolo come un "paese perfetto, nato dalla terra", un paese povero, ma privo di industrializzazione, aggiungendo: "....c'è un caldo quasi soffocante.. è come se il paese intero respirasse e dalla mia camera riesco a cogliere le frasi pronunciate da ogni passante potendolo sentire mentre agisce e si muove fra cose amiche che non privano di genuinità il suo fare".



Siculiana
Indirizzo: via Picarella, Quartiere Casale, 92010
Agrigento (AG)
Telefono: +39 329-9681701
Sito: http://www.comune.siculiana.ag.it/hh/index.php

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