Castello di Frassinello

Castello di Frassinello, Frassinello Monferrato (AL)

La radice del toponimo Frassinello richiama quella di Frassineto, una località della Provenza (Le Garde-Freinet) provincia di Alessandria, in Piemonte, che nel medioevo fu un'area costiera a lungo sotto il controllo dei pirati saraceni, che spesso da qui partivano per fare incursioni e saccheggi nell'entropterra ligure e piemotese.

Un gruppo giunse in Monferrato nel 936 e fino al 946 si accampò nel territorio, dove la loro presenza è attestata dalla denominazione di Grotte dei Saraceni che individua i cunicoli sotterranei tra i borghi di Frassinello e Moleto e in cui si favoleggia che sia ancora nascosto il loro bottino.

Le prime notizie documentate sul Castello di Frassinello risalgono al XI secolo, quando in un diploma di Enrico III, sovrano del Sacro Romano Impero, il borgo veniva citato come un insediamento cum castro et corte et cappella. La sua posizione sulla sommità del colle e la sua conformazione testimoniano che era un maniero curtense, con funzioni militare e amministrative.

Nelle strutture architettoniche del complesso spicca infatti la caminata, un'ampia sala di gusto tardogotico e dalle arcate pregevoli, luogo di incontro conviviale attorno a un enorme camino, dove signori e vassalli si riunivano in assemblea e assise, sede di processi giuridici, in particolare contro i criminali locali. Infatti, adiacente al salone della caminata dove si riuniva la corte e ad essa collegato da passaggi nascosti alla vista, c'è un locale dove, dopo la sentenza, i condannati a morte venivano gettati nella camera di tortura della goccia, un feroce supplizio letale.

Nel corso dei secoli, il Castello di Frassinello ha subito molte modifiche. Come dimora della nobile casata dei Nemours, conti di Frassinello, signori di Lignano e Cavalieri di Malta, tra il ‘600 e il ‘700 venne adornato con molti affreschi e una cappelletta ottogonale. Alla fine del Settecento la casata Sacchi-Nemours, nata dall’unione delle due famiglie, apportò al complesso nuovi ritocchi, tra cui il pregevole pavimento a mosaico del salone d’onore con lo stemma nobiliare, i fregi affrescati a cornice dei soffitti e la suggestiva saletta del biliardo.

L’Ottocento fu testimone del grosso restauro neogotico, in stile Violet Le Duc, che ha esaltato le grandi finestre a tutto sesto dell’ala denominata Fioriera, un gioiello di architettura scolpita nel tufo, e trasformato le due antiche torri di forma cilindrica in torrette quadrate con loggiati.